venerdì 29 gennaio 2010

Nel Milleproroghe un emendamento riapre il condono edilizio. Del 2003.
28 gennaio 2010 Nessun commento

Blitz della maggioranza sul decreto milleproroghe in discussione in commissione Affari Costituzionali alla Camera. Con un emendamento del relatore, Lucio Malan (Pdl) il centrodestra prova a inserire nel provvedimento il ‘piano casa’, pacchetto che sta a cuore al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi anche in chiave di campagna elettorale visto che in molte regioni ‘rosse’ le misure varate dal governo sull’edilizia, sono rimaste inapplicate. La proposta di modifica prevede che le ”misure per il rilancio dell’economia attraverso l’attivita’ edilizia” frutto dell’intesa con le regioni dell’aprile scorso, ”possono prevedere” con ‘paletti’ temporali, ”interventi di trasformazione edilizia e territoriale, in particolare mediante il riconoscimento di forme di incentivazione volumetrica e di semplificazione, anche in deroga alle norme e agli strumenti di pianificazione vigenti in materia territoriale e urbanistica”.

abusivismo

Non solo. Con un altro emendamento di due senatori del Pdl, Carlo Sarro e Vincenzo Nespoli, viene rispolverato il condono edilizio del 2003 con una norma retroattiva visto che si tratta di una sanatoria che si applica agli abusi edilizi commessi ”entro il 31 marzo 2003”. Sarro spiega che si tratta di una semplice riapertura dei termini per sanare un vulnus relativo ai cittadini campani che non hanno potuto usufruire della sanatoria. ”Non e’ – osserva Sarro – un nuovo condono: possono essere oggetto di domanda i soli immobili relativi al periodo antecedente il 31 marzo 2003. Tra l’altro lo stesso emendamento chiede come pre-requisito la richiesta del nulla osta della sovraintendenza e in caso non ci sia l’immobile non e’ condonabile”.
Ma l’opposizione insorge, anche se qualcuno dell’opposizione l’emendamento l’aveva sottoscritto. E’ il caso della senatrice del Pd, Maria Fortuna Incostante, vicepresidente della commissione affari costituzionali, che ora annuncia il suo dietrofront. Dopo aver annunciato la sottoscrizione dell’emendamento del pdl, la senatrice ha corretto il tiro ritirando la firma. “Naturalmente – afferma in una nota – sono contraria a una riapertura incondizionata dei termini del condono edilizio del 2003, che si configurerebbe a tutti gli effetti come una nuova, l’ennesima sanatoria edilizia proposta dal centrodestra sotto i vari governi Berlusconi. Questa, d’altra parte, è la posizione unanime del gruppo del pd del senato, che condivido appieno. Altra cosa, diversa, è cercare di equiparare la condizione dei cittadini della Campania a quella di tutti gli altri italiani, visto che di fatto i campani non hanno avuto la possibilità di accedere alla sanatoria edilizia del 2003 a causa di una legge regionale particolarmente restrittiva poi dichiarata incostituzionale e quindi decaduta”. Adesso Pd, Udc e Idv vanno all’attacco dichiarando guerra al blitz che puo’ portare a una ”nuova ondata di cemento selvaggio”. “Così – dice il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli – si massacra il territorio favorendo la cementificazione selvaggia e si mette a rischio la sicurezza dei cittadini. Sembra proprio che tragedie come la frana di Messina non abbiano insegnato nulla al governo”. Insorge anche Legambiente che bolla le nuove misure come ”criminali”. Intanto le opposizioni, vista la pioggia di emendamenti sul provvedimento che di fatto riscrivono il testo, chiedono tempi piu’ ampi per l’esame di un provvedimento al momento in calendario per il 3 febbraio.
”Al provvedimento – attacca in Aula la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro – sono stati presentati 650 emendamenti, alcuni sono molto seri, li definiremmo molto gravi”. Per questo ‘’serve una ulteriore fissazione dei termini per l’approdo in Aula del testo”. Proroga che verra’ probabilmente accordata vista la mole di proposte di modifica da esaminare.
Oggi, intanto, in commissione iniziera’ il vaglio delle ammissibilita’ delle proposte di modifica. Un esame, avverte il presidente della commissione Affari Costituzionali Carlo Vizzini che sara’ severo.

(a.f.)

http://magazine.quotidianonet.ilsole24ore.com/ecquo/ecquo/2010/01/28/nel-milleproroghe-un-emendamento-riapre-il-condono-edilizio-del-2003/


Milleproroghe: emendamento Pdl per condono edilizio

27 Gennaio 2010 14:36 POLITICA

ROMA - Una sanatoria per gli abusi edilizi realizzati entro il 31 marzo 2003, inclusi quelli su "beni demaniali e paesaggistici": lo prevede un emendamento del Pdl presentato in Senato al decreto Milleproroghe. Gli interessanti avranno tempo per aderire entro il 31 dicembre 2010 "anche qualora l'Amministrazione abbia adottato il provvedimento di diniego in riferimento alle domande di condono edilizio precedentemente inoltrate"; a tal fine, continua il testo, "sono sospesi tutti i procedimenti sanzionatori, di natura penale ed amministrativa, gia' avviati, anche in esecuzione di sentenze passate ingiudicato, fino alla definizione delle predette istanze". (RCD)

http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Politica/Milleproroghe-emendamento-Pdl-condono-edilizio/27-01-2010/1-A_000078277.shtml

 
Urbanistica L' assessore: i milanesi coinvolti riceveranno la documentazione con la richiesta di pagamento per tutti gli anni arretrati
Condono edilizio, il Comune «incassa» 50 milioni
In arrivo oltre 6 mila cartelle esattoriali per la «sanatoria» del 2004. Masseroli: nessuna multa per il ritardo Il sistema informatico L' amministrazione ha ora un sistema informatico che consente di avere in rete tutti i dati

Il condono edilizio fa da stampella al bilancio del Comune. E nelle prossime settimana cominceranno a partire le cartelle esattoriali dirette ai circa 6 mila milanesi che nel 2004 avevano fatto richiesta di condono, ma che avevano visto la pratica arenarsi, per vari motivi, negli uffici del Comune. Un' operazione che nel giro di un anno potrebbe convogliare nelle casse del Comune 50-60 milioni di euro. E che, allo stesso tempo, rimetterebbe tranquilli tutti i cittadini che negli anni scorsi avevano fatto interventi nelle proprie case senza i permessi necessari e senza pagare gli oneri dovuti: chi aveva trasformato la cantina in residenza, chi aveva ricavato bagno e stanza nel sopralzo, chi aveva chiuso il terrazzo regalandosi un locale in più e così via... La vicenda comincia nel 2004, con la legge sul condono edilizio generico. Il Comune stabilisce che i proprietari di casa intenzionati a sanare le loro situazioni irregolari possono condonarle pagando il 50 per cento in più degli oneri previsti. Arrivano 14 mila richieste e gli uffici tecnici stabiliscono che circa la metà di queste corrispondono a situazioni che in realtà non hanno portata penale né necessitano di pagamenti aggiuntivi: per loro manca soltanto la chiusura formale della pratica. Più complicato l' iter delle altre 7500 domande: «La richiesta di condono - spiega l' assessore all' Urbanistica, Carlo Masseroli - comporta il più delle volte il cambiamento dei dati di catasto, Ici, e tassa rifiuti. La prassi vuole che i nostri uffici scrivano ai cittadini chiedendo loro di mandare i documenti necessari per far proseguire le pratiche». I milanesi che portano i documenti richiesti sono circa 1400 e le loro pratiche si concludono garantendo al Comune, fin qua, un introito complessivo di 25 milioni di euro. Per gli altri 6 mila e oltre cittadini in attesa di condono non succede granché: nel senso che gli uffici sollecitano i documenti, i documenti non arrivano, la burocrazia la fa da padrone e nulla si muove. La novità, a questo punto, è il sofisticato sistema informatico che è stato messo a punto in Comune e che consente di avere in rete tutti i dati di catasto e delle varie tasse comunali, «per cui non serve più chiamare il cittadino ma siamo noi che possiamo esaminare caso per caso e stabilire chi nel frattempo si è messo in regola con i pagamenti e chi no». Masseroli rassicura sul fatto che non ci saranno multe aggiuntive per chi non è riuscito a concludere l' iter dal 2004 in qua: «L' unico problema è che nel frattempo il costo degli oneri è aumentato». Così per Tarsu e Ici: «I cittadini riceveranno la cartella con la richiesta di pagamento per gli anni arretrati». Con questa operazione, Masseroli conta anche di recuperare, in futuro, personale: «Oggi abbiamo un ufficio con una decina di persone concentrate solo sui condoni. Una volta smaltito l' arretrato, potranno tornare nella linea di produzione normale». Infine, i tempi: Masseroli vorrebbe avviare l' operazione «nel giro di qualche settimana». I soldi andranno in parte sul bilancio 2010, in parte su quello successivo: una manna in tempi di carestia. Elisabetta Soglio RIPRODUZIONE RISERVATA La scheda Il condono Nel 2004 lo Stato promulga la legge sul condono edilizio: il Comune stabilisce che i milanesi interessati pagheranno il 50 per cento in più degli oneri Le domande Arrivano 14 mila domande. Metà di queste non richiedono pagamenti aggiuntivi e attendono solo la chiusura formale della pratica. 1400 milanesi pagano Gli arretrati Oggi ci sono circa 6 mila privati che dovranno concludere l' iter, regolarizzando, se non l' hanno fatto nel frattempo, anche Ici e Tarsu 14 000

Soglio Elisabetta

http://archiviostorico.corriere.it/2009/novembre/19/Condono_edilizio_Comune_incassa_milioni_co_7_091119014.shtml


Non prendiamoci in giro, per favore.
Credete davvero che, in un Paese dove ancora non sono state chiuse le pratiche di buona parte dei condoni previsti dal colpo di spugna della Legge 28/2/1985 n° 47 (da allora ne sono stati fatti altri 2), un qualsiasi Comune incasserà immediatamente gli oneri di un eventuale nuovo condono, anche se solo previsto come "aggiustamento" di un precedente? A meno che a Milano i vigili vadano in giro con le ruspe invece che con le auto e a meno che i processi veloci siano in realtà delle "esecuzioni sommarie", quanto ipotizzato è degno di un film di fantascienza ancora più fantasioso di Avatar.
Le pratiche dei condoni degli anni precedenti (denunciati solo per la parte effettivamente sanabile, quindi non totalmente), giacciono negli archivi di molti Comuni e, potrei scommetterci, in altissima percentuale, nei piccoli comuni del Sud, per ovvi motivi di mancanza di personale (talvolta impegnato a discutere dell'eccessiva mole di lavoro, durante la 23esima pausa caffè), per impossibilità di fare un torto alla parentela, all'amico, oppure per motivi di sudditanza verso notabili ed assessori (e relativi amici e parenti), oppure perché conviene di più conservarsi la cartuccia utile da sparare al momento giusto per un opportuno dirottamento di voti o scambio di favori...[u]è lunga la lista delle possibili motivazioni per cuii in Italia si muore di condono.[/u]
Credete davvero che in Paese  in cui esistono realtà come Sarno, Messina ma anche l'Aquila e Favara (tanto per non fare nomi ma solo cognomi) ci sia bisogno di un terzo condono "aggiustato", invece della chiusura delle pratiche dei precedenti e un maggiore controllo del territorio?
Chiarisco che per me "controllo del territorio" significa prevenzione affinché non cada qualche scuola qui, un quartiere venga travolto da una frana lì e non stabilire un "prezzo equo" per le vite delle possibili vittime di crolli di manufatti edilizi abusivi realizzati in zone ad alto rischio, oppure realizzate senza i dovuti accorgimenti, oppure fatiscenti.
Servono inoltre leggi snelle e [u]non[/u] leggi permissive, come quelle varate in Italia.
Parliamo un attimo della famosa D.I.A. e di quanti abusi si fanno grazie a questo strumento introdotto per velocizzare la realizzazione di alcune opere edilizie sottratte al controllo del Permesso a costruire (introdotto dal D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, che ha sostituito il precedente istituto della Concessione Edilizia introdotto dalla Legge 10/77 (Cd. Legge Bucalossi) e la Licenza Edilizia introdotto dalla Legge 457/78.).
Vi basti sapere questo: il tecnico autocertifica che quanto progettato e poi realizzato è nel rispetto delle norme previste dai Piani vigenti, su edifici che a loro volta sono in regola con tutto quanto previsto dalla normativa in merito.
Dopo un mese dalla consegna della documentazione richiesta all'Ufficio Comunale competente, i lavori possono avere inizio e senza attendere il preventivo parere da parte di un Organo di controllo.
E qui casca l'asino: in un Paese dove non c'è tempo per stare dietro alle opere sottoposte al controllo dell'Ufficio Comunale competente (pensate agli abusi nelle aree terremotate e pensate anche che quasi tutto il nostro territorio è a rischio terremoti e/o frane), di operare controlli sulle DIA (che sono enormemente di più), di chiudere pratiche di Condoni che risalgono a 25 anni fa (in zone realtivamente tranquille, immaginate in quelle dove l'edilizia è controllata dalla criminalità organizzata), credete che ci sia davvero bisogno di un nuovo condono o di rendere un precedente più permissivo o di varare un Piano Casa che permetterebbe l'apertura di migliaia di cantieri senza possibilità di poterli tenere sotto controllo? Non parlo solo delle opere ma anche delle condizioni in cui si troverebbero a lavorare gli operai. Temo che sentiremo parlar ancora più spesso di lavoro minorile, di clandestini, di morti bianche di uomini neri, ecc.
Credete davvero che questo sia una buona soluzione per permettere ai Comuni di fare cassa, così come con gli autovelox nascosti e non omologati o i semafori ultraveloci, ecc?

Credete davvero che questo sia la migliore delle soluzioni possibili?


PS
una nota ironica, tanto per sdrammatizzare:
Ma l’opposizione insorge, anche se qualcuno dell’opposizione l’emendamento l’aveva sottoscritto. E’ il caso della senatrice del Pd, Maria Fortuna Incostante, vicepresidente della commissione affari costituzionali, che ora annuncia il suo dietrofront.


nomen omen, come dicevano gli antichi latini 

mercoledì 6 gennaio 2010

Piano casa= Condono edilizio programmato?

In questi giorni mi è capitato di nuovo sotto gli occhi il numero 8 di archiworld magazine e ho riletto con piacere e rinnovato interesse, quanto scritto dal collega Andrea Boschetti a proposito del Piano Casa. Credo sia utile spendere un po' del nostro tempo (e non mi rivologo solo agli "addetti ai lavori") per riflettere su cosa potrebbe rivelarsi, a medio e lungo termine, quello che viene presentato, non senza una certa euforia ed ingenuo ottimismo, come un modo per snellire le procedure nel mondo delle costruzioni e rilanciare l'economia edilizia. Il dubbio del collega, da me condiviso al cento per cento, è che possa, invece, "trascinare il Paese verso una nuova deregulation selvaggia autocertificata [...]. Se è vero, infatti, che in Italia l'architettura contemporanea di qualità stenta a decollare ed è sempre più difficile intervenire con progetti innovativi sul piano morfologico e funzionale all'interno di tessuti urbani consolidati, proseguendo quella cultura secolare di sedimentazione cumulativa dell'architettura nelle diverse epoche storiche, è vero anche che i percorsi come quelli suggeriti dal Piano Casa, allontanano ancor più da tale possibilità. L'incentivazione prevista dal decreto rischia, mancando un controllo sulla qualità dei progetti, di configurarsui come come un grande condono programmato e generalizzato [...]" poiché "[...] vista l'assenza totale di controllo prevista (progetti in autocertificazione), nega categoricamente qualsiasi criterio di garanzia e di valutazione della qualità architettonica. Inoltre, va anche detto, che oltre a no n garantire la qualità, le autocertificazioni (o DIA), non garantiscono automaticamente percorsi snelli e veloci, come le esperienze di molte Amministrazioni oggi dimostrano. Ecco dunque il nodo della questione: perché in Italia i progetti, dai più semplici ai più complessi, rimangono quasi ovunque ostaggio di tempi di approvazione infiniti e di complicatissimi passaggi valutativi incomprensibili il più delle volte alla logica? E' mai possibile che per il cattivo funzionamento della macchina aministrativa si debba ricorrere alla resa dichiarata di qualsiasi controllo, inclusa la qualità?".
Il passaggio che più mi ha colpito è proprio questa possibilità paventata da Boschetti, di trovarci di fronte al quarto Condono Edilizio, immemori dei danni e talvolta anche dalle tragedie provocati dai precedenti tre e di cui ho avuto modo di dire altrove, in occasione della tragedia di Messina.
Riporto, per amore di brevità, solo l'inizio del mio scritto di allora. Credo basti a far capire l'entità dei danni che potrebbe causare un ulteriore "condono".


sabato, 3 ottobre 2009 alle 08:31

Stamattina, ascoltando "prima pagina" di Canale 5, ritrovo sul quotidiano La Stampa, le esatte parole che ieri sera, verso le 18,30, ho detto a due colleghi, convinti berlusconiani.

Napolitano: "Sicurezza, no alle opere faraoniche"

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/po...

Si è parlato di tragedia annunciata (ormai è diventata una frase di rito) e di scellerato abusivismo edilizio (ormai è diventata una frase banale); in sintesi: il solito bla, bla,bla, che dice la verità senza dire però niente, perchè la verità è questa, alla fine.
L'abuso edilizio è un reato ma prima ancora è una scelta scriteriata.
La cosa peggiore però non è l'abuso edilizio ma il condono che va a sanare, a legalizzare uno stato di fatto che, come abbiamo visto, può essere estremamente pericoloso. Una bomba ad orologeria, che rischia di diventare "tragedia annunciata".

Questa volta partiamo da un altro quotidiano: Il Corriere della Sera e ripercorriamo insieme la storia dei condoni edilizi in Italia. Materia noiosa per i non addetti ai lavori, posso capirlo, nondimeno vi consiglio di fare questo piccolo sforzo, giusto per capire come una legge nata, ad esempio, per legalizzare una villa in Sardegna, può causare una strage in Sicilia.


[...]

Una sola riflessione, le conseguenti le lascio a voi: se è tutto demandato ai Comuni e alcuni Comuni del Sud sono in aree controllate da sempre dalla criminalità organizzata (mentre nessuno, nè al nord, nè al sud sembra controllato dal buon senso), il bla bla bla di cui sopra, stupisce o incanta ancora qualcuno?