In
occasione dei necessari chiarimenti a proposito della vera origine
del soprannome “mangia signuri”, risalenti al 16 agosto dello
scorso
anno http://atenalucana.blogspot.it/2012_08_01_archive.html con riferimento è alla citazione del Troyli in La Cava, scrivevo: “Leggendo queste poche righe ci si rende conto che già alla fine del 1800 si ritenne necessario sottolineare l'incuria e il disinteresse degli atinati per la loro stessa storia.
Un tentativo di recupero di quanto non andato ancora perduto a causa di questa secolare incuria è quindi, oggi più di allora, impresa ardua.
Gestire poi con faciloneria e senza competenza alcuna, notizie che affondano le loro origini si nella leggenda ma in quella metropolitana (cioè alla chiacchiere per sentito dire e senza alcun documento storico a supporto), induce inevitabilmente a formulare ipotesi a dir poco fantasiose, che sfociano in ricostruzioni improbabili e fuorvianti.
Uno scambio di opinioni, a tratti anche un po' vivace, avuto in queste sere d'estate con una mia compaesana sulle supposte e reali origini del nomignolo di mangiasignuri mi ha indotto, dopo anni di inutili tentativi di spiegare le ragioni dell'infondatezza di tale credenza popolare, a mettere per iscritto la mia opinione sulle sue origini e le motivazioni del mio convincimento che quanto noi atinati raccontiamo e ci raccontiamo da decenni, non senza un certo orgoglio (giustificato), non sia riportato con precisione di eventi e collocazione storica. “
Un tentativo di recupero di quanto non andato ancora perduto a causa di questa secolare incuria è quindi, oggi più di allora, impresa ardua.
Gestire poi con faciloneria e senza competenza alcuna, notizie che affondano le loro origini si nella leggenda ma in quella metropolitana (cioè alla chiacchiere per sentito dire e senza alcun documento storico a supporto), induce inevitabilmente a formulare ipotesi a dir poco fantasiose, che sfociano in ricostruzioni improbabili e fuorvianti.
Uno scambio di opinioni, a tratti anche un po' vivace, avuto in queste sere d'estate con una mia compaesana sulle supposte e reali origini del nomignolo di mangiasignuri mi ha indotto, dopo anni di inutili tentativi di spiegare le ragioni dell'infondatezza di tale credenza popolare, a mettere per iscritto la mia opinione sulle sue origini e le motivazioni del mio convincimento che quanto noi atinati raccontiamo e ci raccontiamo da decenni, non senza un certo orgoglio (giustificato), non sia riportato con precisione di eventi e collocazione storica. “
Non
pochi anni trascorsi a ricordare agli atinati uno spettacolo teatrale
risalente agli anni 70 e messo in scena da nostri concittadini,
allora ragazzi, cui si dette il titolo “Lu cuntu ri Atena
nosta”.
Scoprire
che oggi, sempre di più concordano con questa mia ricostruzione, non
può che lusingarmi in quanto lo vedo come un implicito
riconoscimento al mio lavoro di ricerca e alla mia tenacia di questi
difficili anni di non “profeta” in patria. Non riconoscimento
come storico, come qualcuno mi ha esageratamente e impropriamente
definito negli ultimi tempi, perché altre sono le mie competenze, ma
più umilmente il primo ad oggi ad aver operato ricostruzioni che
hanno sfatando miti e credenze popolari basate sulla fiducia cieca di
quanto riportato da autori del passato ritenuti giustamente
autorevoli e perciò degni a prescindere di ogni credibilità.
Tornando
ai mangiasignuri,
nel mio scritto dal titolo “Atena
Lucana tra storia e leggenda (metropolitana)” raccontai
di un gruppo di giovani del paese e del loro tentativo negli anni 70
di mettere in scena, tra storia e leggenda, alcuni eventi presenti
nella tradizione orale.
Come
già detto, la rivolta contro i Caracciolo del 1647, portò anche ad
un assalto e relativo saccheggio nel Settembre dello stesso anno
all'omonimo Palazzo sito nell'attuale Piazza Vittorio Emanuele, così
come riportato da Elena D'Alto nel suo "Atena antica" pag
124. A questo atto seguì un "aspro castigamento" e un
regime di terrore che durò ben 18 giorni. La repressione del 1648,
fece quindi seguito ad una rivoluzione generata da una tassazione che
aveva raggiunto proporzioni ormai non più accettabili dalla
popolazione locale. Nella ricostruzione teatrale degli anni 70,
questo evento storicamente rintracciabile, diventò un assalto al
castello in epoca medievale in cui il signore del tempo viene ucciso
e mangiato, perché macchiatosi della grave colpa di aver preteso di
esercitare lo ius primae noctis. .
Niente
di più falso quindi nel racconto di questo atto di cannibalismo a
danno di un nobile medievale, come ampiamente dimostrato nel citato
scritto, così come poco attendibili ho dimostrato essere altre
vicende narrate dai miei compaesani e che appartengano ad un passato
relativamente recente e quindi avulse dalla storia locale.
Il
mio pensiero è infatti sempre lo stesso e i fatti continuano a darmi
ragione: non si possono fare validi progetti per il futuro, né
condivisibili da molti, senza prima aver recuperato il nostro vero
passato e le nostre tradizioni.
Non
più di 15 giorni fa ho avuto modo di riprendere le fila di un
discorso iniziato qualche anno addietro (se ricordo bene era la
primavera del 2003) con l'allora Assessore all'Ambiente Pasquale
Iuzzolino ed il Direttore Artistico della Compagnia Efesto
Theatre di Recanati e di trasformare finalmente
quell'idea in progetto.
Un
progetto culturale di ampio respiro, che ho voluto chiamare “Lu
cuntu ri Atena nosta” per un dovuto riconoscimento
all'impegno di quei giovani che negli anni 70 e al loro progetto
indubbiamente innovativo e mai più ripreso da altri.
Tornando
al progetto che mi vede impegnato insieme all'attuale Sindaco
Pasquale Iuzzolino e al citato Vincenzo Massetti, questo prevede
l'individuazione di 5 episodi salienti del nostro passato, la
restituzione di questi al giusto contesto storico eventualmente
smarrito ed infine, la loro condivisione con la cittadinanza in modo
insolito ma non del tutto nuovo e cioè attraverso la messa in scena
teatrale. La collaborazione con Efesto Theatre ci ha permesso di non
ridurre la condivisione del “fatto” al solito convegno,
comunicazione tendenzialmente tediosa a cui parteciperebbero i soliti
(pochi) noti, ma di proporla attraverso quella sicuramente più
immediata e più “leggera” della messa in scena teatrale.
Un'operazione
dall'alto valore culturale perché importante nei contenuti, di
innegabile interesse comune e fantasiosa nella rappresentazione.
Sono
da sempre convinto che la cultura, per raggiungere il suo scopo,
debba essere bagaglio di tutti. I tempi della “stregoneria “legata
alle ricerche di archivio ad appannaggio di pochi colti, è finito
perché oggi, per fortuna, molti hanno una preparazione che va oltre
il semplice saper leggere, scrivere e far di conto.
Tornando
al progetto, raccoglierà sotto il nome “Lu cuntu ri Atina nosta”,
gli eventi della nostra storia e tradizione che ho individuato e che
nei prossimi cinque anni racconteranno a noi stessi e agli
altri in pubblica piazza, spaziando dal mito (Atteone) al
fatto storico controverso (il sogno premonitore di Cicerone), dalla
memoria popolare all'evento certo (le invasioni barbariche, i fatti
del maggio 1648 ed il terremoto del 1857), sono i seguenti:
1.
Il mito di Atteone (24 Agosto 2013);
2.
Il sogno premonitore di Cicerone (presumibilmente nel 2014);
3.
Le invasioni barbariche del Medioevo (presumibilmente nel 2015);
4.
La rivolta contro i Caracciolo del 1647-48 (presumibilmente nel 2016)
:
5.
Il terremoto del 1857 nel racconto di Mallet e di don Vincenzo
Giachetti (presumibilmente nel 2017).
E'
intenzione del Sindaco Iuzzolino e di tutta l'Amministrazione,
individuare in questo progetto che potremmo definire di “politica
culturale”, un appuntamento da riproporre ogni anno nella stessa
data, affidandone la gestione alla Pro Loco con la collaborazione del
sottoscritto.
La
messa in scena dell'episodio ricostruito sarà invece affidata già a
partire da questo anno, al bravissimo Vincenzo Massetti e alla sua
Compagnia Efesto Theatre.
Altro
aspetto interessante del progetto, il coinvolgimento della
popolazione che potrà liberamente partecipare al corteo in costume
medievale e vivere così l'evento in prima persona come figuranti.
Ancora più interessante la possibilità che si vuole dare ai giovani
che ne faranno richiesta di partecipare, attivamente allo spettacolo,
previa un'adeguata preparazione acquisita alla “scuola di teatro e
movimento sui trampoli” in corsi tenuti dagli artisti di Efesto
Theatre finalizzati a creare lavoro nel mondo dello spettacolo.
Quest'anno
abbiamo iniziato tra mille difficoltà e pochissimo tempo a
disposizione. In soli 10 giorni con Vincenzo Massetti, siamo stati in
grado di mettere in scena il mito di Atteone, personaggio legato agli
atinati dal presunto ritrovamento nei ruderi dell'anfiteatro, di “un
marmo” rappresentante Atteone tramutato in cervo. Questo
ritrovamento, da cui deriverebbe lo stemma di Atena e di cui parlano
l'Albirosa ed il Curcio-Robertini, il Dott. Michele La Cava lo nega
fortemente, tanto da asserire a sua volta: “Con buona pace di
stessi autori, questo marmo non si è mai trovato” (Dott.
Michele La Cava in Istoria di Atena Lucana pag. 60).
Sempre nel suo testo troviamo inoltre la descrizione dello stemma di
Atena (op. cit. pag. 59), rappresentato da uno scudo al cui interno è
raffigurato un cervo ferito con in bocca una striscia riportanti le
parole di Ovidio: “Acteon ego sum, Dominum cognoscite vestrum”.
Lo stesso La Cava, riferisce poi che lo stemma è molto antico,
sebbene il “marmo” ubicato in piazza riporti però la data 1739.
Se lo stemma in piazza è quindi relativamente recente, è da credere
che la Cava abbia rinvenuto almeno un riferimento ad Atteone in
qualche documento del passato.
Il
Mandelli inoltre, (sempre nella citata opera del Dott. La Cava pag.
60) riporta la credenza delle genti del paese che il colle di Atena
fosse il luogo in cui Atteone fu sbranato dai suoi cani, dopo la
metamorfosi voluta da Diana.
Non
c'è però da stupirsi di questo, in quanto ancora oggi il mito di
Atteone, con molta ingenuità viene confuso da alcuni con
una leggenda locale narrata come
un evento fantastico ma possibile,
tanto che in chiusura del racconto può capitare di sentir esclamare
dal narratore di turno: “ca va trova si po' è succiesu veramenti”
(letteralmente: “che poi, chissà se è veramente successo”).
Questa
l'ennesima prova dei danni derivati da una gestione “allegra”
della nostra storia e da una manipolazione pericolosa della nostra
memoria, che è sempre più causa di un'innegabile perdita d'identità
e di importanti valori culturali a cui da anni non si sta dando più
il giusto peso.
O
meglio: quello che io ritengo sia il giusto peso da dare al nostro
patrimonio immateriale e che tento giorno per giorno di trasmettere
ai giovani, con la dovuta umiltà ma con altrettanta fermezza.
A
chiusura di questa breve descrizione del programma concordato dal
sottoscritto (per quanto mi riguarda, sia ben chiaro che è in forma
totalmente gratuita e quindi per il solo amore per la cultura), il
bravo Vincenzo Massetti e l'Amministrazione di Atena Lucana,
attraverso il Sindaco Pasquale Iuzzolino, voglio chiedere scusa per
l'estrema sintesi cui sono stato costretto nella descrizione del
progetto e di eventuali lapsus contenuti nelle mie dichiarazioni
nelle interviste alle TV locali. Chi ha avuto a che fare con le
dirette sa bene che i tempi delle Tv non sono certo quelli dilatati
dei convegni e che, sebbene si abbia la ferma intenzione di dire
tutto e bene, difficilmente si riesce a sintetizzare al meglio nei
tempi concessi. A questo si aggiunga il poco tempo a disposizione non
solo per stilare un documento curato da fornire gli organi di stampa,
ma anche la stanchezza mentale causata dalla febbrile attività di
questi ultimi giorni. Credo però che il risultato ottenuto da tutto
il gruppo, testimoniato dalla grande affluenza di pubblico, faccia
perdonare ampiamente le piccole sbavature mie e degli altri
organizzatori.
Va
precisato almeno in questa sede in modo più chiaro che l'evento
legato alla manifestazione "i mangia signuri ri Atena" alla
sua seconda edizione comprende la sfilata in costume e i giochi,
aspetto organizzato e curato dalla Pro Loco, mentre la
rappresentazione teatrale è frutto della collaborazione tra il
sottoscritto e Vincenzo Massetti ed infine, i fuochi pirotecnici dal
castello a chiusura della serata sono stati invece curati dal Sindaco
Pasquale Iuzzolino. Questi diversi momenti della manifestazione del
2013 saranno la struttura della stessa così come verrà riproposta
nei prossimi 5 anni in quel più ampio progetto culturale che
ho proposto all'Amministrazione da tempo a cui si è dato il nome:
"Lu cuntu ri Atena nosta".
Tornando alla suddetta manifestazione, non si deve quindi confondere l'aspetto della ricostruzione della nostra tradizione e della nostra storia e che è stata demandato alla sola messa in scena dalla Compagnia di Vincenzo Massetti, con la sfilata in costume e i giochi tra "contrade", che nulla hanno a che vedere invece con la nostra storia e ancor meno con la nostra tradizione. Come ho avuto modo di dire proprio in un'intervista rilasciata qualche giorno fa ad una Tv locale, dire che gli atinati si siano macchiati della colpa di aver mangiato un essere umano in passato, è una cosa altrettanto ridicola delle accuse mosse in altri tempi ai comunisti di mangiare i bambini. Quel "mangia signori" infatti, come ho ampiamente dimostrato con le mie ricerche, è da assimilare in altro contesto storico e geografico, a "mangia preti", poiché il senso del nomignolo che ci venne affibbiato dagli abitanti dei paesi limitrofi, era il voler sottolineare l'avversione dei miei compaesani ad accettare di buon grado le angherie e i soprusi dei signorotti del tempo. Il tempo poi non è il medioevo, ma il biennio 1647-1648, periodo che si innesta nel contesto della rivoluzione di Tommaso Aniello (Masaniello). Anche questa seconda edizione della rievocazione storica quindi muove non dalla leggenda popolare e perciò dalla tradizione, ma dalla leggenda metropolitana cosa facilmente verificabile da tutti, in quanto in nessun documento più o meno antico, conservato negli archivi di Atena o altrove, compare mai un benché minimo cenno a questo evento che, ribadisco ancora una volta, è frutto della fantasia di un gruppo di giovani degli anni 70.
D'altra parte mi rendo conto delle esigenze dello "spettacolo". Se tentassi di intrattenere una platea con la storia della costruzione del castello di Atena, avrei un certo numero di astanti e, tra questi, un numero ancora più ridotto di persone interessate alle mie parole. Se invece m'inventassi di sana pianta una storia di fantasmi senza testa che si aggirano sugli spalti nelle notti di luna piena, sono altrettanto sicuro che gli interessati alle mie scempiaggini sarebbero molti di più. Questa l'unica giustificazione alla scelta, per il secondo anno, di voler puntare sull'aspetto grottesco invece che sulla ricostruzione storica.
La
mia speranza è che il prossimo anno avremo più tempo a disposizione
così da poter finalmente dare un'impronta diversa alla
manifestazione, facendo sì che la "festa" possa finalmente
coincidere e trovare una sua giusta dimensione. nella sfera della
cultura. Con più tempo a disposizione ed il rispetto
dell'Amministrazione dell'impegno preso a recuperare seriamente la
nostra storia e le nostre vere tradizioni, avremo modo di
organizzare l'evento con maggiore cura, ma. soprattutto (spero) con
la partecipazione di tutta la cittadinanza, perché di tutti gli
atinati sono la propria storia e le proprie tradizioni.